Coreografi (e generi) senza confini: Sasha Waltz
L’evento di fine d’anno è stato senz’altro, scioperi permettendo, il “Romeo e
Giulietta” di Sasha Waltz alla Scala di Milano. Evento sì, forse, ma non eccezionale.
Non per questa coreografa di punta del Tanztheater tedesco, abituata ormai ai
grandi teatri. E non per il mondo del balletto, le cui maggiori compagnie sono
ormai abituate a loro volta a questi – un tempo inimmaginabili – sconfinamenti di
genere e di artisti
4 Cartellone – gli spettacoli di danza in Italia e in Europa
20 Brevi – notizie dal mondo della danza
30 La copertina: Coreografi (e generi) senza confini: Sasha
Waltz
36 Recensioni – gli spettacoli recenti:
45 Piattaforme e vetrine della bell’Italia: chi ci va?
46 La pagina di Pigmalione
48 Multimedia : Danza nel Web, TV, cinema, Dvd, libri...
52 La danza in TV – programmi
54 Photo Gallery
Editoriale di Alfio Agostini
La copertina e l’articolo principale di questo numero di
BALLET2000 riportano all’evento di fine d’anno della danza
in Italia: il Romeo e Giulietta di Sasha Waltz alla Scala di Milano. Una
produzione impegnativa, che ha coinvolto, oltre alla compagnia di ballo,
anche l’orchestra, il coro e i cantanti richiesti dalla partitura di Hector
Berlioz, dando luogo così a una rivendicazione sindacale fuori dal tempo,
che ha lasciato giustamente allibita l’opinione pubblica e che ha
fatto “saltare” la prima dello spettacolo.
Quanto alla coreografa tedesca Sasha Waltz, direi che era la persona
giusta al posto sbagliato (oppure, la persona sbagliata al posto giusto).
Ma non – si badi bene – perché il tempio eccetera si sia aperto
alla danza contemporanea con scandalo dei benpensanti eccetera (come
si sentono in dovere di scrivere in questi casi i giornalisti generici (e
anche qualche cronistella di danza nutrita di luoghi comuni). Per carità.
I grandi teatri d’opera in tutto il mondo si sono aperti da un pezzo
alla musica e alla danza contemporanee, com’è giusto che sia, coi giusti
criteri e proporzioni. D’altra parte, il Romeo e Giulietta di Sasha
Waltz non è una trovata della Scala, ma dell’Opéra di Parigi, dove lo
spettacolo è stato creato anni fa. La Scala l’ha solo ripreso per la sua
compagnia, in attesa che qualche coreografo di successo si degni di
creare in loco (se vogliamo dimenticare la mediocrissima, imbarazzante
serata con le canzoncine di Vasco Rossi coreografata controvoglia
da Martha Clarke, del tutto estranea alla faccenda, con l’aiuto di un
danzatore della compagnia – ma era stata pagata bene, ha detto lei stessa).
Quello di Sasha Waltz è un buon spettacolo, nell’insieme e
nell’ideazione scenica. Ma per la danza, è stata una di quelle operazioni
che fanno torto all’autore e agli interpreti, obbligando il primo a
creare fuori dal suo registro per adattarsi alla formazione tecnica dei
secondi; e forzando questi a uno stile e a un mondo lontani dai loro
ma che paradossalmente non sono neppure quelli autentici del coreografo,
per la ragione detta poc’anzi. Insomma, un dispetto reciproco.
Ma al pubblico, tanto a Parigi quanto a Milano, che di queste cose
ovviamente non si cura, la sinfonia di Berlioz eseguita finalmente come
si deve in un teatro d’opera (e non come si usa d’ordinario per la danza)
è piaciuta. E son piaciuti anche i danzatori.
Resta il problema, come dicevamo, dei criteri e delle proporzioni,
ed è il grande problema del mondo della danza. Non mancano, oggi, i
danzatori di qualità; e, in fondo, neanche i coreografi. Mancano i direttori
artistici (che non siano i coreografi maggiori che identificano la
compagnia alla propria opera) dotati appunto di criteri, di cultura, di
capacità di giudizio, di conoscenza vera del mondo della danza (non
dico solo conoscenza della danza, per questo ci sono i maîtres). Manca,
insomma, la figura di chi sappia scegliere e le cui scelte formino
artisti e pubblico. Nei grandi teatri, siamo lontani da questo.
Quanto alla base, invece, se per scegliere bisogna cercare, ci sono
iniziative che ci provano; sono le “piattaforme”, le rassegne che mostrano
i nuovi autori ai programmatori. Se ne parla in queste pagine,
oltre alle recensioni di spettacoli da mezzo mondo, alle notizie, alle
rubriche. Come sempre, e più, per resistere alla crisi dei nostri giorni.