New York City Ballet creativo, cioè davvero balanchiniano
La stagione invernale della grande compagnia americana erede di Balanchine ha
ridestato le solite discussioni sulla qualità dei danzatori, sulla fedeltà allo stile o
sulle scelte di repertorio; ma il NYCB resta un caso speciale che non si può guardare
con criteri ordinari. Mantiene viva l’opera di Balanchine ma anche la sua
vocazione di compagnia creativa. La scoperta di un giovane coreografo di grande
talento, Justin Peck, ne è la prova
4 Cartellone – gli spettacoli di danza in Italia e in Europa
20 Brevi – notizie dal mondo della danza
30 La copertina:
New York City Ballet creativo, cioè davvero balanchiniano
36 Recensioni – gli spettacoli recenti:
45 Virgilio Sieni alla Biennale Danza di Venezia
46 Gilberto Santini: il punto sulle Marche
47 La pagina di Pigmalione
48 Multimedia : Danza nel Web, TV, cinema, Dvd, libri...
52 La danza in TV - programmi
54 Photo Gallery
EDITORIALE di Alfio Agostini
Tra le notizie recenti, la più extra-ordinaria riguarda l’aggressione
“mafiosa” (è forse il termine purtroppo più adeguato) subita dal direttore
del Balletto del Bolshoi di Mosca. Ma abbiamo scelto di non parlarne
troppo; quando questo numero uscirà, giornali e televisioni avranno
già trattato e dimenticato quello che per loro è un curioso caso di cronaca
nera. Quanto a noi, attendiamo piuttosto di sapere di più sulla
sorte di Serghei Filin e della compagnia moscovita.
Due notizie più “normali” ma importanti sono invece quelle di due
avvicendamenti alla direzione di compagnie. Quella del nuovo direttore
del Balletto dell’Opéra di Parigi era molto attesa, dagli osservatori
in Francia e all’estero e soprattutto dai danzatori della gran casa
parigina, che l’anno scorso, dopo lungo malcontento, si erano espressi
apertamente contro Brigitte Lefèvre, inamovibile direttrice della compagnia
dal 1995.
La nomina di Benjamin Millepied, che ha sconcertato molti, a me
sembra ben pensata. Francese (punto importante per i Francesi) ma
non formato e rimasto nel chiuso dell’Opéra come gli altri candidati di
cui s’era parlato; buon danzatore classico ma dal lato del balletto americano
e cresciuto nel repertorio di Robbins e Balanchine; aperto al
mondo vero della danza di oggi (a differenza dei suoi colleghi parigini),
mondo nel quale ha mostrato di districarsi con abilità e intelligenza
facendosi un nome come coreografo; e infine, dotato oggi anche di una
fama mondana che, non da sola ma su una base di qualità artistiche
serie, potrebbe anche non guastare. Comunque sia, duri o meno la sua
direzione, si apre senza dubbio una nuova epoca per il Balletto
dell’Opéra.
L’altro cambio di direzione è al Balletto dell’Opera di Berlino, dove
Nacho Duato (già discusso direttore della Compañía Nacional de Danza
a Madrid e oggi di quella del Teatro Mikhailovsky di San Pietroburgo)
prenderà il posto di Vladimir Malakhov, il danzatore-star che da oltre
dieci anni dirige la compagnia berlinese.
Ne riparleremo presto, e nei prossimi anni. Per ora entrambe le nomine,
a Parigi e a Berlino, sembrano indicare una volontà di rendere
ancor meno “classiche” le poche compagnie di balletto esistenti, a partire
da una delle più prestigiose del mondo.
Il dilemma classico o non classico non ha invece mai toccato il New
York City Ballet, la grande compagnia americana nota soprattutto – e
giustamente – come depositaria dell’opera coreografica di George
Balanchine, del suo stile e della sua “visione” della danza. A questo
tema abbiamo dedicato la copertina e le pagine principali di questo
numero: la recente stagione a New York della compagnia ha confermato
che il rispetto e l’amore per quella visione balanchiniana non hanno
significato affatto la sua chiusura in un museo di capolavori.
Per concludere, i detrattori, ma anche i fans delle fantasiose produzioni
di Matthew Bourne (l’autore del famoso Lago al maschile) si
divertiranno leggendo, tra le recensioni di questo mese, quella del caustico
Clement Crisp sulla nuova Bella addormentata di Bourne.