Sogno di una foto di fine estate
Una sola volta all’anno, di regola, BALLET2000 si presenta come un panorama fotografico del
mondo della danza, riducendo al minimo le parole. È il numero speciale che precede le sei uscite
bimestrali dell’anno. Dunque, questo secondo numero fotografico che il lettore ha in mano nel
2019 è un’eccezione, che speriamo gradita.
L’estate di danza è stata abbastanza ricca di spettacoli, sparsi nei festivals di tutta Europa (specialmente
in Italia e in Francia, da sempre Paesi festivalieri). Di alcune novità e creazioni di successo
e interesse particolari, i nostri critici renderanno conto nel prossimo numero della rivista.
In questo, abbiamo voluto soltanto scegliere un buon numero di eventi “di fine estate” presentandoli
ciascuno con una bella immagine accompagnata da un breve testo d’informazione e talvolta di
commento. “Bella” non significa qui solo di buona qualità fotografica; certo, alcuni scatti, di fotografi
tra i più notevoli nel mondo della danza, parlano al nostro sguardo anzitutto con la qualità
estetica del momento di danza che hanno saputo cogliere, per la bellezza dei corpi danzanti fissati
in un attimo finito che pure contiene in sé il movimento. Ma sono “belle”, le più riuscite di queste
immagini, anche perché destano in quella visione istantanea un’intuizione che è propriamente artistica
ed è quella della creazione coreografica.
Che cosa segnaleremo, guardando un poco nel passato prossimo, nell’estate trascorsa e nei suoi
effetti sulla nuova stagione autunnale che si apre?
Anzitutto, se vogliamo essere seri, le celebrazioni – abbastanza diffuse ma mai abbastanza – del
centenario della nascita di Merce Cunningham. Non un ricordo storico d’occasione, ma una riflessione
sull’opera di un coreografo la cui influenza resta viva e presente nella danza contemporanea
più “impegnata” sul piano della concezione coreografica pura ed estrema. Anche BALLET2000 lo
ricorderà, nel numero di Ottobre.
Poi, un tocco di sano divismo si ha ovviamente nel balletto, ed è dato già dalla nostra copertina,
con una Svetlana Zakharova trionfante anche quest’anno sulle scene di Russia e d’Europa (non
dimentichiamo che la ballerina russa, nata al Kirov/Mariinsky di San Pietroburgo e affermatasi al
Bolshoi di Mosca, è oggi formalmente étoile del Teatro alla Scala di Milano, dov’è riapparsa ultimamente
in Giselle). Il Premio alla Carriera di “Positano premia la Danza” ha segnato il suo percorso
stellare anche nel 2019. Ma altri meravigliosi danzatori classici sono da scoprire o da ritrovare
in queste pagine, a partire dalla nuova stella maschile di questi anni, Serghei Polunin, che affascina
ormai grandi platee, anche cinematografiche o mediatiche, con la sua non intelligentissima trasgressività
che dà sapore e successo alle sue ottime ma non eccelse qualità di danzatore.
Sul côté contemporaneo, ci sono pure alcune star, ma sono i coreografi. Va da sé, William Forsythe,
che dopo aver avuto per un po’ l’aria di ritirarsi, è tornato anche lui sul mercato. La sua nuova
tranquilla serata di danza (A Quiet Evening of Dance) ha passato l’estate in giro nei maggiori festivals.
Anche Mats Ek si è rifatto vivo come creatore, ma nientemeno che all’Opéra di Parigi.
Un moderno di 80 anni è John Neumeier, che stavolta ha fatto fare le vacanze estive a Beethoven, in
una densa serata vista anche al Ravenna Festival.
Il nudo scenico è stato pure un tormentone dell’estate, ormai accolto quasi con indifferenza compassata;
se ne dessimo troppi esempi, gli edicolanti esporrebbero questa rivista sullo stand delle pubblicazioni
pornografiche.
E allora evviva Matthew Bourne, che senza darsi troppo le arie da Coreografo con la maiuscola,
continua a giocare coi classici; stavolta, se l’è presa con Romeo e Giulietta.
A.A.