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di Delphine Goater - Questo nuovo Lago dei cigni è stato creato nell'ottobre 2020 per il Ballet Preljocaj nel nuovo teatro “La Comédie” di Clermont-Ferrand, in Francia. Lo spettacolo era in programma tra dicembre e gennaio 2021 al Théâtre de Chaillot, a Parigi, ma le rappresentazioni sono state annullate; nei mesi prossimi dovrebbe tornare in scena a Parigi e nelle tournées in Francia e all’estero.
Dopo Romeo e Giulietta nel 1997 e Biancaneve nel 2008, questa creazione segna il ritorno in grande del coreografo Angelin Preljocaj al balletto narrativo, ogni volta con successo per la sua compagnia di Aix-en-Provence. Per la prima volta, Angelin Preljocaj firma con questo Lago dei cigni la trasposizione contemporanea di un balletto “di corpo di ballo”, il ballet blanc per eccellenza d’epoca tardo-romantica. Avvalendosi della musica di Ciaikovsky, il coreografo rispetta il soggetto e la struttura del balletto di Marius Petipa e Lev Ivanov, alternando atti narrativi e contemplativi. Ha scelto però di trasporre l’azione del balletto in un universo urbano con grattacieli; la scenografia ridotta al minimo, che fa uso di video-proiezioni, ci immerge in un quartiere d’affari in cui lavorano giovani banchieri e imprenditrici appariscenti.
In vari momenti, Preljocaj strizza volutamente l’occhio agli anni 80 e ai golden boys raccontati dal cinema americano. I protagonisti sono calati essi stessi in un’epoca quasi contemporanea, a cominciare da Siegfried, giovane yuppie aiutato da suo padre, che diventa un imprenditore multimiliardario, e da Rothbart, che sfrutta l’ambizione del padre per ingannare il figlio sostituendo Odette con Odile nella scena del ballo. Fin dal primo atto ritroviamo così tutti gli elementi del libretto che conosciamo, e Preljocaj fa di questa sua versione contemporanea una leggenda davvero nera.
Quanto alla coreografia, il lavoro è cesellato e preciso, come sempre nell’opera di Angelin Preljocaj. Il quale ci regala duetti di grande bellezza tra Odette e Siegfried, anche se i due giovani interpreti, Théa Martin e Laurent Le Gall, alla prima, non mostravano ancora piena sicurezza. Il corpo di ballo si impone tanto nell’atto “nero”, specie nella scena del ballo con il divertissement, quanto negli atti bianchi, in cui il coreografo riesce, con l’arte della geometria che padroneggia e con un numero molto ridotto di danzatori, a ricreare l’illusione di un lago coperto di cigni. La struttura a specchio della coreografia originale è stata conservata, specie nelle file dei cigni, mentre altre nuove combinazioni si sono rivelate riuscite, come quelle dei cigni che compongono una sorta di bouquet o si spostano in coppia uno di fronte all’altro.
Il ritmo del balletto, due ore senza intervallo, inanella senza tempi morti le scene pantomimiche o d’azione a quelle molto coreografate, in alcuni casi davvero fantasiose. Senza rinunciare all’efficacia scenica che gli conosciamo, il coreografo dà spazio alla magia, anzi alla fiaba, e a una certa malinconia nel personaggio di Siegfried. L’intensità cresce con l’avanzare del balletto e giunge a un vero fuoco d’artificio di creatività, grazie anche ai danzatori (che hanno preso parte all’elaborazione del materiale coreografico.
Delphine Goater
BALLET2000 n°285 - dicembre 2021